“Si chiude una porta si apre un portone, morto un papa se ne fa un altro, quando tocchi il fondo non puoi che risalire“
Sono i più famosi detti per incoraggiare una persona dopo un fallimento, una problematica o una brusca caduta, la cui morale è fare di ogni problema un’opportunità.
Fra le mille problematiche che stiamo affrontando, seppur di minor peso, c’è anche quella della fine dei campionati.
Ogni giorno se ne leggono di tutti i tipi, dalle più disparate alle più realistiche ma tutte sono accomunate da un comune determinatore: qualcuno non sarà contento. Quindi prepariamoci ad una bell’estate fra campo (?) e tribunale, di sicuro non ci annoieremo.
Fra le ipotesi più concrete c’è quella di una riforma dei campionati a livello europeo, non solo nazionale. Processo che si sarebbe dovuto compiere per forza di cose nel 2022, quando si giocheranno, per la prima volta, i campionati del mondo in inverno.
Un’altra riforma potrebbe avvenire in ambito nazionale e riguarderebbe la Lega Pro.
Assodato che il 40% delle squadre che disputano la Serie C, potrebbero scomparire e che si va verso un’interruzione, sospensione o annullamento del campionato, c’è tutto il tempo per potersi riorganizzare.
All’unanime Ghirelli, presidente di lega e Gravina ex presidente e attuale capo in federazione, hanno avanzato la proposta di ri-portare il campionato di Lega Pro ad un unico girone.
La riforma della serie C comprenderebbe le venti delle migliori squadre che disputerebbero il torneo di terza serie e le altre compagini andrebbero a giocare un campionato semi professionistico (serie C2).
Un’ipotesi interessante ma che va analizzata.
Pro e contro della riforma
Siamo sempre postivi e avvezzi alle belle proposte, partiamo con i punti di forza. Fra i pro c’è sicuramente quello di vedere un campionato spettacolare.
Addio alla vecchia Serie C con campi inguardabili, zero gioco, corsa e fisicità; dentro idee bel gioco con squadre ambiziose e nostalgiche. Insomma leggendo i nomi che sono presenti nei vari gironi, siamo sicuri che il divertimento sarebbe assicurato.
Via la disparità fra i vari gironi, inutile dirlo, il girone C è da sempre il più difficile. Tutte dentro e tutte forti, pronostici? Impossibili! E guai a chiamarla B2, questa sarebbe forse anche meglio del campionato cadetto.
I contro sono tanti ma si può trovare la soluzione.
Innanzitutto inutile dire che se già la Lega Pro, concepita in questo format, veniva definita come limbo fra inferno e paradiso, la situazione in questo modo, andrebbe solo che a peggiorare.
Le squadre non di primissima linea potrebbero giacere in questo campionato per moltissimo tempo.
Capitolo spostamenti: anche questo potrebbe essere un piccolo problema anche se facilmente aggirabile. Non è da tutti sostenere trasferte con aereo più albergo girovagando da Bolzano a Portopalo.
Le nostre soluzioni per la riforma della C
Per ogni problema una soluzione, ricordate?
Inutile dire che se si gioca in 20 e non in 60, la ripartizione della quota dei diritti tv si divide in meno persone e si guadagna di più.
Lo spettacolo si paga e le Paytv lo sanno, quindi oltre che una divisione della torta in meno persone, si deve incrementare anche il servizio offerto dai colossi dei diritti televisivi. Possibili interessi di Sky e Dazn?
Sponsorizzazioni e partnership di primo livello per squadre di primo livello: storia e blasone insegnano. Altre piccole migliorie che già i vari presidenti di lega hanno portato e hanno intenzione di portare. Quarto uomo, VAR e così via.
Tutto ciò andrebbe ad ovviare al problema sostanziale della Lega Pro: costi quasi sempre maggiori dei ricavi.
Si spende come in Serie A/B e si guadagna poco, troppo poco. Unica fonte di guadagno per andare in utile proviene dalle plusvalenze. Quindi… perché no alla Serie C d’élite?
Alla fine: “a mali estremi, estremi rimedi”.